“I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò chesiamo.” (Fernando Pessoa)
Da troppi mesi ormai, la delicata situazione sanitaria che ci ha visto e ci vede ancora protagonisti di un evento unico nel suo genere, ci ha costretto a ridisegnare i nostri confini fisici, politici e psicologici in spazi limitati facendo venir meno quella che possiamo stabilire come esperienza principe della natura umana: l’arte del viaggiare.
Sarebbe riduttivo circoscrivere questa vitale libertà umana nei limiti insufficienti di una definizione univoca e paritaria in quanto il viaggio è di per sé un’esperienza unica e solidale. Viaggiare accomuna la solitudine degli innumerevoli cuori umani; fa appello a quella comunanza di sogni, gioie, preoccupazioni, aspirazioni, illusioni, speranze, paure che legano un essere umano ad un altro essere umano, che unisce l’umanità tutta: “l’incontro con l’altro”. Ryszard Kapuściński, uno dei più grandi reporter di viaggio del nostro tempo e profondo conoscitore dell’alterità umana, definiva appunto questo incontro come “la sfida del XXI secolo” e, per mostrare come poterlo agire attivamente, metteva in evidenza tre dei comportamenti che le persone nel corso della storia hanno agito quando hanno avuto la possibilità di incontrarsi: la guerra, l’isolamento dietro un muro ed infine l’apertura al dialogo. Ebbene, viaggiare significa dialogare con il mondo, con le sue espressioni, con le sue differenze e le sue uguaglianze, ci dona un’esperienza di crescita unica. In questo tempo così statico come quello presente, dobbiamo mantenere vivo questo dialogo per conoscere e per conoscerci, per amare ed amarci, per liberare e liberarci di quei vincoli espressivi che lo stare fermi ci impone e costruirlo dentro noi stessi per realizzarlo quando torneremo a viaggiare.
L’importanza del viaggiare si manifesta nella sua capacità di trasformare la personalità e agire come forza capace di orientare il nostro punto di vista verso nuove prospettive e nuovi orizzonti di senso e di spazio. Le emozioni che possiamo esperire durante il viaggio sono tante: da un punto di vista psicologico la partenza è sempre una separazione, il distacco da un contesto che ci definisce; il transito al contrario è un’esperienza qualitativamente diversa perché di movimento attraverso confini e spazi. Nel transito il movimento diventa appunto il mezzo di percezione; l’arrivo invece è sempre un’esperienza di identificazione con il luogo. Come scrive Eric J.Leed nel libro “La Mente del Viaggiatore” le partenze evocano le prime separazioni dell’infanzia, il transito le prime esperienze di fuga e libertà fisica, gli arrivi la magia di un ritorno agli inizi e il raggiungimento della coesione con gli altri. Per cui come osservava Basho, il grande viaggiatore giapponese del Seicento, pioniere dell’haiku, uno dei piaceri del viaggio è trovare un genio tra le erbacce e i cespugli, un tesoro smarrito tra piastrelle rotte.
La Lonely Planet, in uno dei suoi ultimi report “BEST IN TRAVEL 2021″, ha premiato alcune destinazioni del mondo prendendo come riferimento dei concetti chiave quali quelli di comunità, diversità, sostenibilità, inclusività, accessibilità, accoglienza e cultura; la vastità delle esperienze che il viaggiare ci offre ne mette alla luce i benefici e ci fa sperare che molto presto potremmo tornare a goderne in tutte le sue accezioni riconoscendone il valore universale che esso rappresenta, in quanto ci consente di elevarci alla condizione di uomini liberi, così come facevano nel medioevo i cavalieri alla ricerca dell’inatteso, del nuovo, del diverso. Viaggiare ha da sempre influenzato gli individui, plasmando i gruppi sociali, modificando le strutture di significato che noi oggi chiamiamo cultura; e così, Il filosofo errante dell’antichità divenne il viaggiatore umanista del rinascimento e poi il viaggiatore scienziato del diciassettesimo e diciottesimo secolo e così via.
“La presenza fisica dei colori ci colpisce nella maniera in cui la luce esalta le tinte a seconda dell’ora del giorno” – Valle dei Re, Egitto ©Nicola Vinciguerra
“Ciò che più ci manca dei viaggi sono i ricordi “; è ciò che emerso da un recente rapporto pubblicato su di un articolo dalla rivista online “Si Viaggia”; Più del 70 % degli Italiani è convinto che quando potrà tornare a viaggiare apprezzerà ancor di più il viaggio e i ricordi che ne derivano in quanto alcuni dei più belli di essi sono legati ad un viaggio appunto, ma non solo; ciò che manca è anche la possibilità di vivere nuove esperienze, lasciarsi alle spalle la quotidianità, imparare cose nuove. Insomma, viaggiare ci fa stare bene, rinnova la memoria dei nostri cuori bisognosi di sguardi che sanno apprezzare le meraviglie del nostro mondo e che desiderano conoscerne di nuove.
“Chi viaggia ha scelto come mestiere quello del vento” (Fabrizio Caramagna)
“Preparo la valigia con la precisione di un sarto, so esattamente di cosa avrò bisogno, assaporo le luci che illumineranno i volti degli uomini e delle donne che incontrerò,
non saranno mai simili gli uni agli altri, ogni segno mi condurrà verso quello che il mio cuore cerca;
viaggiare è questo, riconoscermi negli altri, rispecchiarmi nei loro sogni, abitare nelle loro quotidianità, scoprire le loro tradizioni, il loro stare insieme, conoscere la loro cultura, guardare i loro paesaggi, vivere nelle loro emozioni e ricambiarle per cambiare e per vivere;
la Vita è fatta di viaggi ed ogni viaggio mi rende un uomo più vero.”
Nicola Vinciguerra
Dott.re in Scienze Turistiche Educatore professionale
Fotografo