Una volta divenuti adulti molti dimenticano quanto possa essere spontaneo e sincero un bambino.
Attualmente la perdita del contatto col mondo dell’infanzia, con la spontaneità e con il vero sentire creano un mondo di solitudine, il loro posto é stato preso dal culto delle apparenze, dalla scarsa autenticità nella relazione con se stessi e con chi ci sta intorno.
Il tempo é diventato un nemico da combattere e da battere, per cui è diventato superfluo e difficoltoso fermarsi a sorridere, a godere della presenza dell’altro e a donare la propria agli altri, persino ai propri figli.
In qualità di testimonianza di questo forte cambiamento sociale, si puó menzionare il divario emotivo sempre maggiore che esiste tra un adulto ed un bambino. Recentemente mi è stato chiesto se fosse vero che i bambini sorridono di più, a tale domanda mi sono sentita di rispondere che in realtà loro non sorridono di più ma “sorridono veramente”. Il sorriso dei bambini è spontaneo, corrisponde davvero al provare un’emozione, piccola o grande che sia. Ad un bambino basta molto poco per sorridere: una corsa sul prato, un arcobaleno o una visita inaspettata. Ad alcuni adulti a volte serve qualcosa di più per sorridere, qualcosa di materiale ed effimero, con il rischio però di alimentare altra insoddisfazione. Di conseguenza l’essere ed il sentire vengono messi da parte privilegiando il possedere e l’apparire che messi in gioco nelle relazioni con i figli possono intaccarne l’autenticità.
I rapporti in famiglia e con i propri figli sono mutati, così come lo è il modo di essere genitori. Oggigiorno si tende a riempire il tempo dei bambini e la loro vita di cose, vestiti, attività, giochi ed oggetti di ogni genere, anche non realmente desiderati dal bambino. Gli si propone un utilizzo esagerato ed improprio della tecnologia al fine di “tenerli occupati” sottovalutando l’importanza del donare la propria presenza: il proprio tempo ed il proprio esserci. Quindi è sempre più frequente incontrare bambini in grado di usare perfettamente il cellulare di mamma e papà, ma goffi e disinteressati verso giochi di movimento e di relazione.
Può capitare che i genitori siano impegnati in gran parte della settimana con il lavoro e che facciano difficoltà poi nel weekend a creare uno spazio di condivisione con i propri figli. Il non conoscersi e le varie incomprensioni derivano spesso da queste mancanze, dall’assenza di uno stare insieme che sia di senso e di qualità.
Così i bambini si adeguano a tali mancanze portando avanti un chiedere “senza disturbare”, non giocando con i genitori, a scegliere la compagnia del telefonino, a competere per una maglietta alla moda, a conoscere argomenti inadatti alla propria fascia d’età, a dare meno valore ai rapporti reali perché c’è la possibilità di “incontrarsi” su internet senza nemmeno uscire e fare quindi insieme un gioco virtuale.
Bisognerebbe fermarsi a riflettere e imparare un po’ di più dall’autenticita’ dei bambini: una passeggiata mano nella mano in più e un giocattolo comprato in edicola in meno. Perchè di tutti gli oggetti materiali desiderabili non rimarrá nulla, non andranno a colmare certe mancanze, ma il tempo passato insieme al proprio bambino lascerà una traccia d’amore indelebile e sarà proprio quella traccia che alla fine farà la differenza nella costruzione della persona che sarà domani.
A cura di Dott.ssa Luisa Ceccarelli Psicologa Psicoterapeuta Psicomotricista
Ph : Nicola Vinciguerra
lupo.”
(R. Kipling)
A cura di Rossana di Battista PhD – Docente Scienze Motorie Scuola Superiore di secondo grado
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